Il polline

Cos'è il polline?

Il polline è l’elemento maschile dei fiori, e da sempre ha suscitato l’interesse e la curiosità della scienza. Chi si occupa di botanica, ad esempio, studiando i granelli di polline fossile che si sono  mirabilmente conservati attraverso le ere geologiche, è in grado di acquisire preziose informazioni sulla flora di un tempo. Il ricercatore infatti, può avere molte indicazioni sulla natura della vegetazione delle ere terziaria e quaternaria grazie all’exina, una sostanza tra le più resistenti nel mondo organico,che è contenuta nell’involucro esterno del granello di polline e, resistendo alle aggressioni atmosferiche lo preserva intatto. Anche gli archeologi ed i geologi, studiando la stratigrafia delle rocce sedimentarie, possono raccogliere numerose indicazioni sulle condizioni di vita delle epoche corrispondenti, analizzando il polline fossile che ha resistito all’erosione in seno ai sedimenti.

Nel gruppo dei quattro elementi che le api ci mettono a disposizione il polline si colloca, in ordine di popolarità, al terzo posto di una classifica che vede in testa senz’altro il miele, seguito al secondo dalla pappa reale, quindi il polline e infine il/la propoli. Questa classifica ha soltanto una rappresentazione simbolica e nessuna relazione con la bontà e l’efficacia che ciascuno di questi prodotti dell’alveare ha in realtà.

Il polline è un elemento che pervade diffusamente la nostra atmosfera, l’aria che respiriamo, lo spazio e l’ambiente in cui viviamo. Esso si forma nella parte terminale degli stami del fiore, ed essendo il seme maschile lo si può definire “sperma vegetale”. La fecondazione dei fiori avviene quando il polline incontra i pistilli, che racchiudono le ovaie, ed avvenendo per trasporto di polline si chiama impollinazione, che può essere diretta quando il polline che sfugge ad uno stame feconda il pistillo del medesimo fiore, oppure incrociata, quando il polline di un fiore non può fecondarlo (fiore sterile), ma deve essere trasportato dal vento o dagli insetti (come le api) per andare a posarsi sul pistillo di un altro fiore.

Avviene così che bottinando di fiore in fiore le api sono i più efficaci agenti d’impollinazione: entrando in un fiore l’ape bottinatrice scuote gli stami, provocando la dispersione del polline, di cui una parte, attaccandosi sui peli del suo corpo verrà poi involontariamente rilasciato sul pistillo del fiore successivo. Grazie al lavoro di impollinazione si può raddoppiare il rendimento di trifoglio, erba medica, lupinella, e gli agricoltori sono ben consapevoli del determinante ruolo dell’ape nella prosperità di un frutteto.

(fonte www.inerboristeria.com)

Il polline e le api

Oltre a questa provvidenziale anche se involontaria azione di impollinazione, che le api bottinatrici impegnate nella raccolta del nettare di fiore in fiore svolgono durante la loro faticosa giornata lavorativa, abbiamo anche la raccolta del polline stesso, ad opera sempre di api bottinatrici che per qualche tempo trascureranno la raccolta di nettare per dedicarsi al polline, un elemento di vitale importanza per la vita dell’alveare. Quindi l’ape che si occupa del polline trascura il nettare, e analogamente l’ape bottinatrice di nettare non si occuperà del polline, se non indirettamente, mettendo in atto l’impollinazione tra fiori, come già accennato.


Il polline costituisce un elemento indispensabile nell’alimentazione delle api, visto che ne rappresenta l’unico apporto proteico. Come tutti gli altri esseri viventi infatti, anche le api necessitano dei principi elementari di base della nutrizione, vale a dire: glucidi, protidi, vitamine, acqua, elementi minerali. Dal polline le api trarranno i protidi, i lipidi, le vitamine e gli elementi minerali.

La natura ovviamente ha fatto le cose per bene, e le zampette delle api sono perfettamente adatte alla raccolta del polline, è un’operazione che vale la pena descrivere, tanto lascia stupiti:

le zampette anteriori sono provviste di incavi, entro i quali l’ape fa scorrere le sue antenne ricoperte di polline, riuscendo così a “spolverarle”,

le zampette intermedie raccolgono il polline così ammassato e lo passano alla coppia di zampette posteriori, oltre a provvedere allo “spolvero” del polline che ricopre i peli del torace, la coppia di zampette posteriori è provvista di una spazzola e di un cestello. Ciascuna spazzola serve a raccogliere il polline che ricopre i peli dell’addome dell’ape e quello consegnato dalle zampette intermedie, è curioso inoltre che ciascuna spazzola rifornisca il cestello della zampa opposta. Il cestello è una  cavità nella quale si raccolgono i grani di polline, agglomerandosi attorno ad un grosso pelo situato sul fondo, che funge da appiglio attorno al quale il polline si ammucchia, fino a costituire una minuscola pallina.

La massa della pallina varia da 5 a 20 mg per ciascun volo, che avrà durata variabile dai 5 ai 10 minuti, il tutto, peso e tempo in base al tipo di fiori visitati. Rintrate nell’arnia, le bottinatrici di polline lo consegneranno alle operaie delle cellette che attorniano la covata, che provvederanno a stiparlo nelle cellette attigue, a disposizione per l’alimentazione delle larve e delle api adulte.

Se pensiamo che in un anno la regina depone dalle duecento alle duecentocinquanta…mila(!) uova, e che ciascuna larva per il suo sviluppo avrà bisogno di 0,10 grammi di polline la quantità annua necessaria per le sole larve sarà di venti-venticinque kilogrammi! Se aggiungiamo il consumo annuo delle api adulte possiamo arrivare facilmente ad un consumo indicativo dai cinquanta ai sessanta kilogrammi di polline. Così come il nettare anche il polline viene raccolto dalle api in quantità maggiore rispetto al loro fabbisogno, tali da permettere all’uomo di poterne raccogliere una piccola parte, senza per questo arrecare nessuno squilibrio alimentare alla famiglia.

(fonte www.inerboristeria.com)